🦁 Sotto il segno dei Leoni - La porti un leone a Firenze...
La Newsletter di Un Safari in Città - Numero 14, Marzo 2024
Roar!
Ciao! Quello che stai leggendo è il nuovo numero della newsletter di Un Safari in Città e, come forse già sai, io sono Adele Cammarata.
Questa volta, grazie anche alle recenti foto della mia amica Paola, andiamo a Firenze dove ci aspetta un leone dal nome curioso. Buon viaggio!
Il piccolo Marte
Lo spunto per questo viaggetto fiorentino me l’ha dato proprio Paola con le foto che ha pubblicato di recente nel Gruppo dei lettori di Un Safari in città, commentando, giustamente che nel capoluogo toscano ci sono leoni ad ogni angolo, come ben si vede da questa prima foto!
Ma il leone di Firenze ha una particolarità: viene chiamato Marzocco, da cui tra l’altro deriva anche il nome della nota casa editrice che si è poi fusa con la Giunti. Il nome curioso deriva da martocus, letteralmente “piccolo Marte” e a quanto pare sul Ponte Vecchio esisteva una statua dedicata al dio romano della guerra, andata poi perduta durante un’alluvione nel 1333. Questo leone che regge con la zampa lo scudo con il giglio divenne poi il simbolo della Repubblica Fiorentina perché l’unico animale in grado di uccidere l’aquila, simbolo dell’Imperatore e soprattutto della tanto odiata Pisa (chiedo scusa ai pisani che leggono, ma qui si parla di Firenze!).
Esiste anche un’altra versione dell’etimologia ma se sei curios* puoi trovarla qui
Sempre in piazza della Signoria, tra gli altri, ci sono i leoni dorati del frontone di Palazzo Vecchio.
Un marzocco famoso è collocato in forma di banderuola segnavento sulla cima della Torre di Arnolfo di Cambio ed è legato ad un proverbio noto in città: quando il leone piscia in Arno, o piove o fa danno. Il che vuol dire che quando il vento soffia da Fiesole, il leone si gira verso l’Arno, e questo porta cattivo tempo.
Altri quattro marzocchi circondano il basamento del Monumento a Dante Alighieri: ognuno di essi regge uno scudo con il titolo di una delle opere minori del Sommo (Vita nova, Convivio, De Monarchia e De Vulgari Eloquentia)
Anche qui però non possono mancare le leggende e - purtroppo - le gabbie. Si racconta infatti che, sempre per motivi politici, alla fine del XIII secolo venne portato in Piazza San Giovanni un leone in gabbia. L’animale riuscì a scappare dalla sua prigione e possiamo immaginare tutto il popolo fiorentino che fuggiva di qua e di là per scampare alla sua ira (lo immagino adirato e giustamente, perché a nessuno piacerebbe essere messo in gabbia!). Ad un certo punto, afferrò un bimbetto e tutti rimasero con il fiato sospeso, ma il nostro leone restituì il piccolo ai genitori, senza neanche un graffio, e fu poi ricondotto in gabbia. Ciò spiegherebbe come mai il leone divenne l’emblema della città nonché della famiglia Medici che la governava.
Un’altra leggenda si riferisce ai leoni che sorvegliano l’ingresso laterale della Cattedrale, Santa Maria del Fiore, presso la Porta di Balla o dei Cornacchini: qui vi sono addirittura due raffigurazioni diverse, una leonessa con i cuccioli a sinistra e un leone con un putto alato a destra. La storia racconta che un uomo aveva sognato di essere ucciso dal morso di un leone. Il sogno era talmente vivido che gli era rimasto impresso e voleva accertarsi che non stesse continuando a sognare. Così, uscito di casa al mattino seguente, passò davanti al portale del duomo e infilò la mano in bocca al leone. Purtroppo per lui, all’interno della bocca dell’animale si era annidato uno scorpione che lo punse e il malcapitato trovò davvero la morte come aveva sognato.
Leoni in gabbia, comunque, ce ne furono diversi: a Palazzo Vecchio c’era un vero e proprio serraglio, di cui rimane traccia nella vicina Via dei Leoni, ma che fu poi spostato in un altro luogo e dismesso nel 1777.
A proposito di Palazzo Vecchio, che ospita il Municipio della città: al suo interno si trova un leone che ha solo qualche anno ed era stato inizialmente collocato in Piazza della Signoria. Si tratta di un’opera intitolata Pietà dello scultore Paolo Vezzoli e rappresenta un leone rampante che stritola una testa di una statua romana del secondo secolo d.C. - e sì, la statua romana è originale (gulp!).
Ecco altri leoni rintracciati da Paola in giro per Firenze. Indovina dove si trovano!
Leoni di carta
Eccoci tornati a casa. Più andiamo avanti con la newsletter e più leoni trovo ovunque, anche tra i libri! Quello di cui vi parlo oggi è un po’ nascosto tra gli altri animali, ma fa ugualmente la sua bella figura.
L’albo, che ho scelto tra l’altro per una lettura durante la giornata dei Calzini Spaiati, si intitola La cosa più importante, scritto e illustrato da Antonella Abbatiello (Fatatrac).
I bambini si sono divertiti tantissimo a cercare di indovinare come sarebbero diventati gli animali della foresta… tutti uguali? tutti a seguire la stessa moda? Ve lo immaginate un leone con le orecchie lunghe o con i piedi palmati?
Per fortuna, un saggio gufo rimette le cose a posto. Il libro di Antonella Abbatiello ha avuto una menzione d’onore al Premio Unesco per la tolleranza e la pace: la cosa più importante è riconoscere il valore della propria e dell’altrui unicità, cosa molto più difficile per i grandi che per i piccoli.
Siamo arrivati alla fine di questa newsletter: spero che di averti incuriosito e interessato. Aspetto i tuoi commenti! Alla prossima!
Note
Per i leoni di Firenze ho tratto informazioni da questi articoli:
Storie di leoni a Firenze di Elena Petrioli
Via dei Leoni: Il Serraglio a cura di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato
La leggenda del leone sulla porta della Cattedrale di Firenze
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